Stemma del Municipio di Lacchiarella
Questa comunità è antichissima e nei primordi era un borgo fortificato con un castello, la cui rocca esiste tutt’oggi.
Andò soggetto a lotte movimentate, finché nell’anno 1275 fu saccheggiato e distrutto dai Ghibellini pavesi. Passò in seguito da un feudatario ad un altro, ma il primo – quello a cui vuolsi l’opera del castello e comunque il feudatario di maggior considerazione – fu lo Sforza.
Da questi dati si è venuti alla logica dello stemma comunale, nel quale campeggia una torre o rocca antica, che si è creduto sormontarla dal leone d’oro degli Sforza, tenente il cotogno. Ciò in omaggio al primo feudatario.
Infine la corona muraria è quella che si addice ad una comunità come questa.
Vicende storiche del paese
Lacchiarella, in antico Lactarella, dal latino lactarius-lattifero, significa luogo ove un tempo i Milanesi raccoglievano la quantità di latte, che occorreva per la loro città.
I primi abitatori dei paesi della nostra plaga — secondo Tito Livio — furono i Levi ed i Marici, discendenti dei liguri, che scesi dall’Appennino verso il Ticino, fondarono Pavia ed i paesi all’ingiro, tra i quali anche il nostro. Ad essi subentrarono altri popoli, poi i romani.
Questi lasciarono traccia di sé in alcune loro tombe ed in alcuni nomi di luoghi. Ritengosi nomi applicati al tempo dei romani, oltre Lactarella, quelli di: Desio, Binasco e Decimo — Binasco da binas columnas due colonne, che trovansi in tal luogo che l’epoca romana per segnare che esso si trova a metà strada fra Milano-Pavia; levando ora dalle parole binascolumnas riunite le due ultime sillabe lumnas, si ha Binasco. Decimo e Desio ebbero tal nome da una lapide posta in ciascuna di dette località per segnare che detti luoghi trovansi a dieci miglia antiche di distanza da Milano; Decimo, borgo ora completamente scomparso, si stendeva prima e qualche secolo dopo il mille su due grandi campi coltivati, complessivamente di pertiche 192 dette oggidì Prati di Decimo/posti in territorio del nostro comune tra la Cascina Decima e la roggia Ticinello. Arando detti terreni, ancora oggi si rimette in luce qua e là dei vecchi mattoni, dei calcinacci e spesso dei muri sotterranei colà sepolti, che sono ruderi o fondamenta di antichi edifizi di detto borgo, che ivi trovavasi prospero e fiorente nei primi secoli col suo tempio pagano, le sue piazze, le sue vie, le sue case, poi colle sue due chiese dedicate a S. Stefano e S. Zenone. Esso andò a poco a poco scomparendo per gravi danni subiti durante la famosa battaglia di Campomorto (1061).
Verso il 210 d.C. alcuni abitanti di Lacchiarella, fattisi cristiani e perseguitati dai pagani, si adunavano a pregare di nascosto in una fitta boscaglia, che allora, copriva i terreni di S. Martino. In detto luogo, morendo, essi si facevano seppellire; ebbe così origine il nostro più antico cimitero detto di S. Martino.
S. Mona, vescovo di Milano dal 192 al 250, fondò nella campagna milanese le prime parrocchie, chiamate pievi, tra cui quella di Decimo, che comprendeva i luoghi di Decimo, Lacchiarella, Siziano, Guinzano, Casatico, Villamaggiore, Campomorto, Badile, Zibido, Mettone, Casirate, Cusico, Basiglio, Coriasco, Casiglio e Moirago.
Nell’anno 568 vennero in Italia i Longobardi, che fermatisi più di 200 anni, si fusero con gli italiani. Qualcuno di essi lasciò nei nostri luoghi dei discendenti dai cognomi Brandovardi e Branduardi. formati da brando=spada e voard=guerra, significherebbe spada di guerra. Trovansi infatti molti nomi longobardi con la parola brando; e per ragioni di eufonia longobardo=lunga spada si corruppe in Lombardo.
Sotto i longobardi, verso il 600, i cristiani in molti luoghi di ciascuna pieve si costruirono delle cappelle per poter avere la Messa festiva in luogo e per lo stesso scopo il nostro cimitero di S. Martino si costruì la cappella od oratorio, dedicato a S. Martino, che più volte demolito e ricostruito lungo i secoli, esiste tuttora.
Nell’899 cominciarono in Italia le incursioni degli Ungari, gente crudele, che distrusse Pavia nel 923, si diedero poi a scorrazzale per i nostri paesi, massacrando e saccheggiando. Il re Berengario I, non riuscendo a vincerli, diede facoltà ai privati di fortificare i loro luoghi.
Appena dopo il 923 qualche feudatario di quei tempi converti il nostro paese in una grande fortezza, vi costruì un bel castello per sua dimora, coll’ingresso verso la Piazza Cortazza, una rocca verso nord, una bicocca verso sud ed alcune torri, poi fece scavare tutto intorno al paese una fossa costeggiata interamente da bastioni, che rimaneva sempre allagata.
L’anno 1059 cominciò tra Milano e Pavia una guerra che si combatté anche nel nostro comune e terminò con la famosa battaglia di Campomorto avvenuta tra Lacchiarella e Vidigulfo nei giorni 23 e 24 maggio del 1061. Dopo detta sanguinosa battaglia, essendo la vittoria rimasta indecisa, si stabilì di deciderla con un duello fra il capitano dei Milanesi, Boschino Mantegazza, ed il capitano dei Pavesi, che era suo figlio esule a Pavia. Lo scontro avvenne e rimase ucciso il figlio, dichiarando vittoria ai Milanesi.
Nel 1179 i Milanesi scavarono e ampliarono il Ticinello, roggia che derivando dal Ticino tocca Binasco e Lacchiarella.
Nel settembre del 1239 Federico II movendo contro i Milanesi, si fermò col suo esercito a Cassino Scanasio, alloggiando nel bel castello del luogo, ma i Milanesi, tagliando alcune chiuse d’acqua, gli inondarono il campo, costringendolo a ritirarsi con le truppe a Lacchiarella, da dove poi ripartì per Rosate.
Nel 1275 i Torriani, ritenendo che i molti castelli nel territorio Milanese erano più di danno che di vantaggio, ne fecero smantellare parecchi. Nello stesso anno, perché fedele ai Torriani, Lacchiarella fu dai Pavesi saccheggiata ed incendiata. In tale occasione furono distrutti il castello, la rocca, la bicocca e le torri.
Sotto i Visconti nel 1289 ritornarono contro Lacchiarella i Pavesi con grande esercito, ma vi venne pure con tutti i Milanesi Matteo Visconti che li sconfisse. Probabilmente in tale occasione il Visconti, trovato il nostro paese bisognoso di qualche opera di difesa contro le frequenti incursioni dei Pavesi, fece ricostruire sulle fondamenta della primitiva distrutta l’attuale nostra rocca.
L’anno 1395 – dice la leggenda – Gian Galeazzo Visconti, andando a caccia ove ora trovasi la Certosa di Pavia, affondando in un terreno acquitrinoso, non poteva più uscirne. Alcune donne, poco distanti, invece di prestargli soccorso, si misero a ridergli in faccia sguaiatamente. Si offese Gian Galeazzo ed adirato, disse loro: «Brutte femmine, qui costruirò una certosina ove non entreranno né donne, né ragazze». L’anno appresso 1396 fece costruire la bella Certosa di Pavia e quel che disse mantenne. Le donne poterono entrare in detta Certosa solo nel 1882 quando essa fu dichiarata monumento nazionale. A detta Certosa lavorarono molti Lacchiarellesi.
Verso il 1400 il nostro paese fu eretto a Parrocchia, provvisoriamente si fece funzionare da parrocchiale la vecchia cappella di S. Martino e verso il 1430 si costruì la parrocchiale nuova, dedicata a S. Maria Assunta, in quel di S. Martino.
Sotto i Visconti e sotto gli Sforza il Comune di Milano aveva al proprio servizio dei trombettieri. Essi vestivano un abito di panno bianco con ricchi ricami e usavano trombe fregiate di pennoni a colori vivissimi e ve n‘erano alcuni del nostro paese, essi sono: Ambrogio Calvi 1440-1465; Francesco da Lacchiarella 1440-1478; Martino Calvi 1468; Giovanni Antonio da Lacchiarella 1478: Domenico Calvi 1473; Battista Calvi 1500.
L’11 settembre 1458 Francesco Sforza diede il feudo di Lacchiarella con la rocca e coi dazi del pane, vino e carne ad Angelo Simonetta, suo segretario e consigliere. Morto il Simonetta nel 1470, il feudo passò all’unica figlia Bianca Maria Simonetta moglie di Carlo Sforza Visconti figlio di Galeazzo Maria Sforza che eresse detto feudo in contea. Morta la Simonetta il feudo passò nel 1533 ai Marchesi di Caravaggio, nel 1717 nei Zinzerdoff, poi ai Doria, nel 1780 agli Stampa Marchesi di Soncino e nel 1798 agli Anguissola di Piacenza.
Alcuni frati francescani Minoriti Amadeisti, venuti nel 1472 nel nostro paese, eressero a S. Martino sull’area della cappella di S. Maria Assunta, un loro convento, poi una nuova chiesa per loro uso. Nel 1568 per decreto di Papa V passò ai frati francescani Minori Osservanti. Detto convento ospitava in media 13 frati e, soppresso il 4 Dicembre 1798, venne poi demolito con la sua chiesa nel 1847.
Verso il 1563, su consiglio di S. Carlo, si istituì la Confraternita dei Disciplini. Questi fattisi donare dal feudatario locale Marchese di Caravaggio un orto prospiciente la strada per Badile, costruirono un oratorio dedicato a S. Rocco, adibendone il sagrato a cimitero del comune. S. Carlo, grande riformatore, nel 1569, considerando che la chiesa di Decimo, unico unico edificio superstite di detto borgo, oltre a trovarsi in luogo isolato aveva bisogno di grandi riparazioni, trasferì la prepositura a Mettone, dove il feudatario Marcello Biraghi si era obbligato di costruire l’attuale chiesa preposituale, nonché la casa per i canonici. Ma il Biraghi nell’erigere la chiesa non si attenne ai patti convenuti ed allora S. Carlo trasferì la prepositura da Mettone a Lacchiarella.
I nostri antenati ne furono contenti e venne costituito un comitato nel 1600 per la costruzione dell’attuale nostra chiesa prepositurale, composta dal Prevosto Francesco Coscia e dai sigg. Ferdinando Del Conte, Giovanni Gaspare Del Conte, Sigismondo De Vecchi, Baldassare Bradovardi, Baldassare Cudebò, Giovanni Maria Rancati, Antonio Migliavacca. In detta costruzione si usufruì del materiale della vecchia parrocchiale di S. Martino e di Decimo che vennero demolite. A trasportare il materiale di queste chiese, la popolazione si prestò gratuitamente, lavorando nei giorni festivi: i fittabili e negozianti usando i loro cavalli e carri, gli altri mettendosi in fila tra Decimo e Lacchiarella facendosi passare i mattoni da una mano all’altra.
La peste del 1630 decimò gran parte degli abitanti di Lacchiarella. In tale occasione per isolare gli ammalati, si costruì sull’ala destra dell’attuale nostro cimitero, che allora non esisteva, un ospedaletto provvisorio formato da capanne di paglia o di legni, chiamato Lazzaretto, ed in capo ad esso una piccola cappella quadrata di circa 3 metri a ricordo degli appestati colà sepolti. La moria deve essere stata straordinaria, se il prevosto Dionigi Pozzi, in tale anno smise di registrare i morti.
Anticamente in nostri antenati per recarsi alla Bettola e a Mettone, dovevano percorrere una lunga strada, che passando per la località Molino, si congiungeva con quella della Cascina Guzzafame. Verso il 1460 il Comune ottenne dal feudatario Simonetta l’area di terreno occorrente per prolungare l’attuale Via Vittorio Veneto, fino alla roggia Ticinello, i pedoni passavano su una passerella di legno, i veicoli attraversavano il Ticinello a guado. Nel 1654 si costruì in tal posto il ponte, e chi lo transitava con veicoli doveva pagare un pedaggio. L’ incaricato a riscuotere detta tassa pare sia stato un tal Repossi, che si meritò il soprannome di “cassiere”, ora tramandato a tutti i suoi discendenti.
Nel 1655 per venti giorni consecutivi il nostro paese rimase in balia di molte squadre di soldati lanzichenecchi, famosi per atti di barbarie, saccheggio e ladrocini, diretti all’assedio di Pavia, ne fecero di tutti i colori. Alcuni documenti dicono che quell’anno “essa terra del nemico è stata desolata, levati li raccolti, li bestiami, li mobili e sin saccheggiata la chiesa con altre violenze, rubbarie e strapazzi”.
A lieve rimedio di tanto orrore il nostro Comune chiese e ottenne dal re Filippo IV di Spagna la facoltà di tenere mercato in Lacchiate!la il lunedì di ogni settimana. Qualche anno prima si dovette formare la piazza S. Rocco e, per poter abbeverare le bestie si fece entrare in paese il Cavo Rizzolo, che prima era diretto verso il Cavo Marozzi, dietro il palazzo Borromeo.
Verso il 1700 il Comune acquistò il palazzo Mezzabarba, un tempo villa dei Mezzabarba, famiglia patrizia di Pavia; il Comune lo cedette nel 1723 alla Fabbriceria locale da adibire ad abitazione del prevosto e del canonico.
Il 2 gennaio 1788 con processione e cerimonia speciale venne benedetto con grande concorso di popolo l’attuale nostro cimitero presso il lazzaretto. In origine aveva la facciata rivolta verso mezzogiorno; poi, ampliato nel 1866 coll’inclusione dell’area del lazzaretto, la sua facciata venne rivolta verso il paese con davanti un bel viale alberato che nel giorno 9 marzo 1924 venne denominato “Viale delle Rimembranze’’. Il primo sepolto fu Tomaino Carlo Antonio di 55 anni; il secondo un bambino di 14 giorni Migliavacca Carlo Andrea.
Il 13 gennaio 1797 il prevosto Giacomo Mainardi fece trasportare e consegnare al cancelliere del distretto di Binasco a mezzo del sagrestano Pietro Francesco Orlandi i capi d’argento requisiti dai Francesi nella nostra chiesa prepositurale, essi sono: N. 8 candelieri di argento circa oncie 40 cadauno; N. 4 busti lastricati d’argento di circa 109 oncie; N. 3 campane d’argento di circa 96 oncie; una croce d’argento di 70 oncie.
Verso il 1798 la Repubblica Cisalpina, per far fronte alle spese dello Stato, soppresse in Italia molti conventi e confraternite, tra cui il nostro convento dei frati Minori osservanti di S. Martino, la confraternita dei Disciplini e quella del Suffragio annessa alla nostra chiesa maggiore.
Il naviglio di Pavia, ordinato dal duca Francesco Sforza nel 1457 e poi sospeso, giungeva nel 1810 da Milano a Moirago; nel 1811 a Binasco, nel 1813 a Nivolto e nel 1814 a Torre Mangano. Mutata la sorte del paese fu sospeso ancora per tre anni fino allo sbocco nel Ticino a Pavia.
Attorno al 1820 la Casa Borromeo, probabilmente su disegno del suo agente Gemma. Maiocchi Luigi, fece costruire in paese un edificio a guisa di villa, volgarmente chiamato Palazzo Borromeo, ove risiede l’agente di detta Casa ed annesso un piccolo cantiere per la lavorazione del legno, ed un vasto giardino.
Il 21 luglio 1873 mori a Cesena Teodoro Cavallotti, medico chirurgo, nato nel nostro paese in località Molino. Egli fu un chirurgo insigne, un buon patriota e un discreto poeta. Morendo, egli volle beneficiare i poveri del suo paese natio, lasciando una somma, della quale l’interesse annuo di L. 650 si spendeva annualmente in medicinali per i poveri.
L’anno 1887 il nostro Comune deliberò di erigere un palazzo a sede del municipio, che comprendesse anche le aule per le scuole elementari. L’area adatta fu presto trovata a sud del paese, ove esisteva una piazza attraversata da un tratto dell’antica fossa e ombreggiata da annosi gelsi, luogo preferito dai ragazzi per i loro giochi. Detto PaIazzo sorse su disegno dell’ingegnere Luigi Gervasini di Milano. Esso conteneva verso la facciata i locali adibiti a sede del municipio e dietro le aule scolastiche.
L’asilo infantile S. Carlo Borromeo venne costruito nel 1898 su progetto del geom. De Giuli Alessandro, agente della casa Borromeo, che oltre aver donato il terreno, i principi Borromei, contribuirono largamente alle spese di costruzione ed elargirono a suo favore una cartella del consolidato italiano che dava la rendita annua di L. 625. Annualmente accoglie più di cento bambini, amorevolmente assistiti dalle insegnanti suore ” Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria” dell’Istituto Ravasco di Genova.
Si conclude così una carrellata storica del nostro paese, che ci è stata tramandata da un nostro illustrissimo concittadino: Teodoro Cavallotti fu Beniamino, nato a Lacchiarella il 20 giugno 1862 è deceduto il 27 settembre 1934 lasciandoci un libro assai raro e oggidì introvabile, dal titolo: “Lacchiarella illustrata nel paese e nella sua Parrocchia”.
( Estratto dal libro “Lacchiarella Ciarlasca” scritto dal nostro concittadino Razzini Luigi)
Lacchiarella, in antico Lactarella, dal latino lactarius-lattifero, significa luogo ove un tempo i Milanesi raccoglievano la quantità di latte, che occorreva per la loro città.
I primi abitatori dei paesi della nostra plaga — secondo Tito Livio — furono i Levi ed i Marici, discendenti dei liguri, che scesi dall’Appennino verso il Ticino, fondarono Pavia ed i paesi all’ingiro, tra i quali anche il nostro. Ad essi subentrarono altri popoli, poi i romani.
Questi lasciarono traccia di sé in alcune loro tombe ed in alcuni nomi di luoghi. Ritengosi nomi applicati al tempo dei romani, oltre Lactarella, quelli di: Desio, Binasco e Decimo — Binasco da binas columnas due colonne, che trovansi in tal luogo che l’epoca romana per segnare che esso si trova a metà strada fra Milano-Pavia; levando ora dalle parole binascolumnas riunite le due ultime sillabe lumnas, si ha Binasco. Decimo e Desio ebbero tal nome da una lapide posta in ciascuna di dette località per segnare che detti luoghi trovansi a dieci miglia antiche di distanza da Milano; Decimo, borgo ora completamente scomparso, si stendeva prima e qualche secolo dopo il mille su due grandi campi coltivati, complessivamente di pertiche 192 dette oggidì Prati di Decimo/posti in territorio del nostro comune tra la Cascina Decima e la roggia Ticinello. Arando detti terreni, ancora oggi si rimette in luce qua e là dei vecchi mattoni, dei calcinacci e spesso dei muri sotterranei colà sepolti, che sono ruderi o fondamenta di antichi edifizi di detto borgo, che ivi trovavasi prospero e fiorente nei primi secoli col suo tempio pagano, le sue piazze, le sue vie, le sue case, poi colle sue due chiese dedicate a S. Stefano e S. Zenone. Esso andò a poco a poco scomparendo per gravi danni subiti durante la famosa battaglia di Campomorto (1061).
Verso il 210 d.C. alcuni abitanti di Lacchiarella, fattisi cristiani e perseguitati dai pagani, si adunavano a pregare di nascosto in una fitta boscaglia, che allora, copriva i terreni di S. Martino. In detto luogo, morendo, essi si facevano seppellire; ebbe così origine il nostro più antico cimitero detto di S. Martino.
S. Mona, vescovo di Milano dal 192 al 250, fondò nella campagna milanese le prime parrocchie, chiamate pievi, tra cui quella di Decimo, che comprendeva i luoghi di Decimo, Lacchiarella, Siziano, Guinzano, Casatico, Villamaggiore, Campomorto, Badile, Zibido, Mettone, Casirate, Cusico, Basiglio, Coriasco, Casiglio e Moirago.
Nell’anno 568 vennero in Italia i Longobardi, che fermatisi più di 200 anni, si fusero con gli italiani. Qualcuno di essi lasciò nei nostri luoghi dei discendenti dai cognomi Brandovardi e Branduardi. formati da brando=spada e voard=guerra, significherebbe spada di guerra. Trovansi infatti molti nomi longobardi con la parola brando; e per ragioni di eufonia longobardo=lunga spada si corruppe in Lombardo.
Sotto i longobardi, verso il 600, i cristiani in molti luoghi di ciascuna pieve si costruirono delle cappelle per poter avere la Messa festiva in luogo e per lo stesso scopo il nostro cimitero di S. Martino si costruì la cappella od oratorio, dedicato a S. Martino, che più volte demolito e ricostruito lungo i secoli, esiste tuttora.
Nell’899 cominciarono in Italia le incursioni degli Ungari, gente crudele, che distrusse Pavia nel 923, si diedero poi a scorrazzale per i nostri paesi, massacrando e saccheggiando. Il re Berengario I, non riuscendo a vincerli, diede facoltà ai privati di fortificare i loro luoghi.
Appena dopo il 923 qualche feudatario di quei tempi converti il nostro paese in una grande fortezza, vi costruì un bel castello per sua dimora, coll’ingresso verso la Piazza Cortazza, una rocca verso nord, una bicocca verso sud ed alcune torri, poi fece scavare tutto intorno al paese una fossa costeggiata interamente da bastioni, che rimaneva sempre allagata.
L’anno 1059 cominciò tra Milano e Pavia una guerra che si combatté anche nel nostro comune e terminò con la famosa battaglia di Campomorto avvenuta tra Lacchiarella e Vidigulfo nei giorni 23 e 24 maggio del 1061. Dopo detta sanguinosa battaglia, essendo la vittoria rimasta indecisa, si stabilì di deciderla con un duello fra il capitano dei Milanesi, Boschino Mantegazza, ed il capitano dei Pavesi, che era suo figlio esule a Pavia. Lo scontro avvenne e rimase ucciso il figlio, dichiarando vittoria ai Milanesi.
Nel 1179 i Milanesi scavarono e ampliarono il Ticinello, roggia che derivando dal Ticino tocca Binasco e Lacchiarella.
Nel settembre del 1239 Federico II movendo contro i Milanesi, si fermò col suo esercito a Cassino Scanasio, alloggiando nel bel castello del luogo, ma i Milanesi, tagliando alcune chiuse d’acqua, gli inondarono il campo, costringendolo a ritirarsi con le truppe a Lacchiarella, da dove poi ripartì per Rosate.
Nel 1275 i Torriani, ritenendo che i molti castelli nel territorio Milanese erano più di danno che di vantaggio, ne fecero smantellare parecchi. Nello stesso anno, perché fedele ai Torriani, Lacchiarella fu dai Pavesi saccheggiata ed incendiata. In tale occasione furono distrutti il castello, la rocca, la bicocca e le torri.
Sotto i Visconti nel 1289 ritornarono contro Lacchiarella i Pavesi con grande esercito, ma vi venne pure con tutti i Milanesi Matteo Visconti che li sconfisse. Probabilmente in tale occasione il Visconti, trovato il nostro paese bisognoso di qualche opera di difesa contro le frequenti incursioni dei Pavesi, fece ricostruire sulle fondamenta della primitiva distrutta l’attuale nostra rocca.
L’anno 1395 – dice la leggenda – Gian Galeazzo Visconti, andando a caccia ove ora trovasi la Certosa di Pavia, affondando in un terreno acquitrinoso, non poteva più uscirne. Alcune donne, poco distanti, invece di prestargli soccorso, si misero a ridergli in faccia sguaiatamente. Si offese Gian Galeazzo ed adirato, disse loro: «Brutte femmine, qui costruirò una certosina ove non entreranno né donne, né ragazze». L’anno appresso 1396 fece costruire la bella Certosa di Pavia e quel che disse mantenne. Le donne poterono entrare in detta Certosa solo nel 1882 quando essa fu dichiarata monumento nazionale. A detta Certosa lavorarono molti Lacchiarellesi.
Verso il 1400 il nostro paese fu eretto a Parrocchia, provvisoriamente si fece funzionare da parrocchiale la vecchia cappella di S. Martino e verso il 1430 si costruì la parrocchiale nuova, dedicata a S. Maria Assunta, in quel di S. Martino.
Sotto i Visconti e sotto gli Sforza il Comune di Milano aveva al proprio servizio dei trombettieri. Essi vestivano un abito di panno bianco con ricchi ricami e usavano trombe fregiate di pennoni a colori vivissimi e ve n‘erano alcuni del nostro paese, essi sono: Ambrogio Calvi 1440-1465; Francesco da Lacchiarella 1440-1478; Martino Calvi 1468; Giovanni Antonio da Lacchiarella 1478: Domenico Calvi 1473; Battista Calvi 1500.
L’11 settembre 1458 Francesco Sforza diede il feudo di Lacchiarella con la rocca e coi dazi del pane, vino e carne ad Angelo Simonetta, suo segretario e consigliere. Morto il Simonetta nel 1470, il feudo passò all’unica figlia Bianca Maria Simonetta moglie di Carlo Sforza Visconti figlio di Galeazzo Maria Sforza che eresse detto feudo in contea. Morta la Simonetta il feudo passò nel 1533 ai Marchesi di Caravaggio, nel 1717 nei Zinzerdoff, poi ai Doria, nel 1780 agli Stampa Marchesi di Soncino e nel 1798 agli Anguissola di Piacenza.
Alcuni frati francescani Minoriti Amadeisti, venuti nel 1472 nel nostro paese, eressero a S. Martino sull’area della cappella di S. Maria Assunta, un loro convento, poi una nuova chiesa per loro uso. Nel 1568 per decreto di Papa V passò ai frati francescani Minori Osservanti. Detto convento ospitava in media 13 frati e, soppresso il 4 Dicembre 1798, venne poi demolito con la sua chiesa nel 1847.
Verso il 1563, su consiglio di S. Carlo, si istituì la Confraternita dei Disciplini. Questi fattisi donare dal feudatario locale Marchese di Caravaggio un orto prospiciente la strada per Badile, costruirono un oratorio dedicato a S. Rocco, adibendone il sagrato a cimitero del comune. S. Carlo, grande riformatore, nel 1569, considerando che la chiesa di Decimo, unico unico edificio superstite di detto borgo, oltre a trovarsi in luogo isolato aveva bisogno di grandi riparazioni, trasferì la prepositura a Mettone, dove il feudatario Marcello Biraghi si era obbligato di costruire l’attuale chiesa preposituale, nonché la casa per i canonici. Ma il Biraghi nell’erigere la chiesa non si attenne ai patti convenuti ed allora S. Carlo trasferì la prepositura da Mettone a Lacchiarella.
I nostri antenati ne furono contenti e venne costituito un comitato nel 1600 per la costruzione dell’attuale nostra chiesa prepositurale, composta dal Prevosto Francesco Coscia e dai sigg. Ferdinando Del Conte, Giovanni Gaspare Del Conte, Sigismondo De Vecchi, Baldassare Bradovardi, Baldassare Cudebò, Giovanni Maria Rancati, Antonio Migliavacca. In detta costruzione si usufruì del materiale della vecchia parrocchiale di S. Martino e di Decimo che vennero demolite. A trasportare il materiale di queste chiese, la popolazione si prestò gratuitamente, lavorando nei giorni festivi: i fittabili e negozianti usando i loro cavalli e carri, gli altri mettendosi in fila tra Decimo e Lacchiarella facendosi passare i mattoni da una mano all’altra.
La peste del 1630 decimò gran parte degli abitanti di Lacchiarella. In tale occasione per isolare gli ammalati, si costruì sull’ala destra dell’attuale nostro cimitero, che allora non esisteva, un ospedaletto provvisorio formato da capanne di paglia o di legni, chiamato Lazzaretto, ed in capo ad esso una piccola cappella quadrata di circa 3 metri a ricordo degli appestati colà sepolti. La moria deve essere stata straordinaria, se il prevosto Dionigi Pozzi, in tale anno smise di registrare i morti.
Anticamente in nostri antenati per recarsi alla Bettola e a Mettone, dovevano percorrere una lunga strada, che passando per la località Molino, si congiungeva con quella della Cascina Guzzafame. Verso il 1460 il Comune ottenne dal feudatario Simonetta l’area di terreno occorrente per prolungare l’attuale Via Vittorio Veneto, fino alla roggia Ticinello, i pedoni passavano su una passerella di legno, i veicoli attraversavano il Ticinello a guado. Nel 1654 si costruì in tal posto il ponte, e chi lo transitava con veicoli doveva pagare un pedaggio. L’ incaricato a riscuotere detta tassa pare sia stato un tal Repossi, che si meritò il soprannome di “cassiere”, ora tramandato a tutti i suoi discendenti.
Nel 1655 per venti giorni consecutivi il nostro paese rimase in balia di molte squadre di soldati lanzichenecchi, famosi per atti di barbarie, saccheggio e ladrocini, diretti all’assedio di Pavia, ne fecero di tutti i colori. Alcuni documenti dicono che quell’anno “essa terra del nemico è stata desolata, levati li raccolti, li bestiami, li mobili e sin saccheggiata la chiesa con altre violenze, rubbarie e strapazzi”.
A lieve rimedio di tanto orrore il nostro Comune chiese e ottenne dal re Filippo IV di Spagna la facoltà di tenere mercato in Lacchiate!la il lunedì di ogni settimana. Qualche anno prima si dovette formare la piazza S. Rocco e, per poter abbeverare le bestie si fece entrare in paese il Cavo Rizzolo, che prima era diretto verso il Cavo Marozzi, dietro il palazzo Borromeo.
Verso il 1700 il Comune acquistò il palazzo Mezzabarba, un tempo villa dei Mezzabarba, famiglia patrizia di Pavia; il Comune lo cedette nel 1723 alla Fabbriceria locale da adibire ad abitazione del prevosto e del canonico.
Il 2 gennaio 1788 con processione e cerimonia speciale venne benedetto con grande concorso di popolo l’attuale nostro cimitero presso il lazzaretto. In origine aveva la facciata rivolta verso mezzogiorno; poi, ampliato nel 1866 coll’inclusione dell’area del lazzaretto, la sua facciata venne rivolta verso il paese con davanti un bel viale alberato che nel giorno 9 marzo 1924 venne denominato “Viale delle Rimembranze’’. Il primo sepolto fu Tomaino Carlo Antonio di 55 anni; il secondo un bambino di 14 giorni Migliavacca Carlo Andrea.
Il 13 gennaio 1797 il prevosto Giacomo Mainardi fece trasportare e consegnare al cancelliere del distretto di Binasco a mezzo del sagrestano Pietro Francesco Orlandi i capi d’argento requisiti dai Francesi nella nostra chiesa prepositurale, essi sono: N. 8 candelieri di argento circa oncie 40 cadauno; N. 4 busti lastricati d’argento di circa 109 oncie; N. 3 campane d’argento di circa 96 oncie; una croce d’argento di 70 oncie.
Verso il 1798 la Repubblica Cisalpina, per far fronte alle spese dello Stato, soppresse in Italia molti conventi e confraternite, tra cui il nostro convento dei frati Minori osservanti di S. Martino, la confraternita dei Disciplini e quella del Suffragio annessa alla nostra chiesa maggiore.
Il naviglio di Pavia, ordinato dal duca Francesco Sforza nel 1457 e poi sospeso, giungeva nel 1810 da Milano a Moirago; nel 1811 a Binasco, nel 1813 a Nivolto e nel 1814 a Torre Mangano. Mutata la sorte del paese fu sospeso ancora per tre anni fino allo sbocco nel Ticino a Pavia.
Attorno al 1820 la Casa Borromeo, probabilmente su disegno del suo agente Gemma. Maiocchi Luigi, fece costruire in paese un edificio a guisa di villa, volgarmente chiamato Palazzo Borromeo, ove risiede l’agente di detta Casa ed annesso un piccolo cantiere per la lavorazione del legno, ed un vasto giardino.
Il 21 luglio 1873 mori a Cesena Teodoro Cavallotti, medico chirurgo, nato nel nostro paese in località Molino. Egli fu un chirurgo insigne, un buon patriota e un discreto poeta. Morendo, egli volle beneficiare i poveri del suo paese natio, lasciando una somma, della quale l’interesse annuo di L. 650 si spendeva annualmente in medicinali per i poveri.
L’anno 1887 il nostro Comune deliberò di erigere un palazzo a sede del municipio, che comprendesse anche le aule per le scuole elementari. L’area adatta fu presto trovata a sud del paese, ove esisteva una piazza attraversata da un tratto dell’antica fossa e ombreggiata da annosi gelsi, luogo preferito dai ragazzi per i loro giochi. Detto PaIazzo sorse su disegno dell’ingegnere Luigi Gervasini di Milano. Esso conteneva verso la facciata i locali adibiti a sede del municipio e dietro le aule scolastiche.
L’asilo infantile S. Carlo Borromeo venne costruito nel 1898 su progetto del geom. De Giuli Alessandro, agente della casa Borromeo, che oltre aver donato il terreno, i principi Borromei, contribuirono largamente alle spese di costruzione ed elargirono a suo favore una cartella del consolidato italiano che dava la rendita annua di L. 625. Annualmente accoglie più di cento bambini, amorevolmente assistiti dalle insegnanti suore ” Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria” dell’Istituto Ravasco di Genova.
Si conclude così una carrellata storica del nostro paese, che ci è stata tramandata da un nostro illustrissimo concittadino: Teodoro Cavallotti fu Beniamino, nato a Lacchiarella il 20 giugno 1862 è deceduto il 27 settembre 1934 lasciandoci un libro assai raro e oggidì introvabile, dal titolo: “Lacchiarella illustrata nel paese e nella sua Parrocchia”.
( Estratto dal libro “Lacchiarella Ciarlasca” scritto dal nostro concittadino Razzini Luigi)
Nel 1898 fu costruito l’Asilo infantile San Carlo Borromeo, tutt’ora funzionante
Processione
Palazzo Borromeo
Palazzo sede del municipio costruito nel 1887, che comprendeva anche le aule per le scuole elementari, oggi sede di associazioni, di ambulatori medici e in parte locato
Confraternita dei Disciplini, istituita nel 1563 su consiglio di S. Carlo Borromeo
Ponte sul Ticinello
Libri scritti da cittadini di Lacchiarella, alcuni dei quali sono disponibili presso la biblioteca comunale
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